Claude Brunier-Coulin

Opere

L’Uomo peccatore (L’Homme pécheur)

Questo libro mira a smontare la famosa formula di Lutero, simul justus et peccator. L’uomo peccatore è prima considerato come (pseudo) concetto di cui il pensiero moderno non ne parla, per farci meglio andare tra un’ammasso di pensieri senza segnalazioni, per sfuggire la paura di pensare. La formula viene poi ricostruita sul modello dell’immaginazione agente come principio di realtà e di eventi. Nel pensiero dell’immaginazione, l’immaginazione è un’anima. Come accedere alla mia natura sapendo che sono peccatore? Alla certezza di essere peccatore, si aggiunge una grazia a metà strada tra il mondo visibile e il mondo invisibile, dove il tempo è sospeso. L’immaginazione a un’anima e le immagini sono le metafore della vita. Il mondo imaginale se trova tra il mondo sensibile e il mondo imaginale, tra lo spirituale e il corporale. Alla luce della metafisica iraniana, adiamo a viaggiare.
L’immaginazione agente è considerata secondo il principio della metamorfosa. L’imaginale, come istanza del’ “io”, si modifica secondo il piano nel quale il soggetto si trova. La giustificazione implica metamorfosi del soggetto che trova la sua identità nel fatto di affidarsi a Dio.
Questa analisi, come visione integrale, ricusa una concezione dell’uomo peccatore in un dualismo tra il sensibile e l’intellegibile, tra la materia e la mente. Questo rovesciamento, molto seducente, fa delle semplificazioni quando la dualità delimita l’era di una metafisica, che la nostra epoca ha visto deperire.

Esiste una filosfia cristiana? (Y-a-t-il une philosophie chrétienne ?

I principali protagonisti di un famoso simposio, che ha avuto luogo in Juvisy in 1933, erano Maurice Blondel, Jacques Maritain, Gabriel Marcel, Étienne Gilson, Edith Stein ed altre celebrità. La problematica era “Esiste una filosofia cristiana?”. Due anni prima, in 1931, Émile Bréhier negava in un articolo, che è diventato famoso, l’esistenza di una filosofia cristiana, scrivendo “Non l’abbiamo trovata né presso sant’Agostino, che fa una grande separazione tra la Parola incarnata e la ragione dei filosofi, né presso santo Tomaso, che lascia alla ragione un’esistenza precaria, né presso i razionalisti del seicento, di cui la dottrina diventa una religione naturale e perde totalmente il contatto con il cristianesimo, né presso i filosofi dell’ottocento, con i cui la filosofia cristiana diventa presto un’umanesimo.

L’importanza di questo simposio è il fatto che la tesi di Émile Bréhier è stata criticata in Juvisy da eminente personalità. Le critiche sono state fatte presso i differenti punti di vista dei partecipanti. Le posizioni possono essere riassumiate scrivendo che tutti i partecipanti ammetavano che una filosofia cristiana non esisteva formalmente, perché la ragione non può raggiungere da sola i dati della Rivelazione. La Rivelazione e il suo contenuto caratterizzano l’opera della teologia.

Partendo da ciò, i punti di vista diventano discordi tra, in particolare, Maurice Blondel, Étienne Gilson o Jacques Maritain.

Nonostante queste differenze, la filosofia viene dichiarata cristiana: non formalmente, ma nella sua pratica perché è influenzata dai valori cristiani, insieme al livello del sapere e della pratica.

Kierkegaard presso Balthasar e Barth (La réception de kierkegaard chez Balthasar et Barth)

È certo che Karl Barth e Hans Urs von Balthazar sono stati influenzati dal filosofo Soeren Kierkegaard, chiamato da alcuni “il padre dell’esistenzialismo”. Il primo autore lo afferma chiaramente nell’Epistola ai Romani, il secondo non lascia dubbio nella sua opera Il cristiano e l’angoscia. Eppure i due son stati dichiarati “hegeliani” mentre Kierkegaard si oppone tenacemente a Hegel e il suo “sistema”.

Quest’opera riprende i testi per studiare la ricezione di Kierkegaard presso questi due grandissimi teologi, attraverso la problematica, molto importante per i due, del reale e del possibile.

Questo libro presenta la ripresa di Kierkegaard e del suo esistenzialismo, ma mostra anche come Barth e Balthazar hanno superato il suo pensiero.

Istituzioni e destituzioni della Totalità

Il presente libro raccoglie gli interventi in un colloquio che si è tenuto dal 24 al 26 settembre 2015, con l’intitolazione Istituzioni e destituzioni della Totalità. Esplorazioni dell’opera di Christian Godin. Questo colloquio si è tenuto in due luoghi: une prima giornata il 24 settembre nella Maison des Sciences de l’Homme di Clermont-Ferrand, e poi una giornata e mezza all’Université Paris-Descartes, nei locali della Sorbona nei 25 e 26 settembre.
Il termine “istituzione” fa immediatamente pensare all’instaurazione di un principio, a partire del quale si spiega un’economia. Questo principio, o assioma, sarebbe un invariante stabilito come qualcosa che inspira il rispetto, il timore, la riverenza davanti a qualcosa d’intoccabile dal fortuito. Ma “destituzione”, immediatamente dopo, sembra affermare che un tale principio possa parere transitorio. Il plurale indica che la totalità s’istituisce e si destituisce secondo diverse modalità. Ciò detto, una domanda sorge subito: come un principio che tramanda uno spazio d’intelligibilità può sciogliersi, sfasciarsi, sciogliersi?
Questo colloquio tenta di rispondere a questa problematica.

Un analitico del passaggio

Libro che raccoglie gli interventi in un colloquio che si è tenuto dal 05 al 07 luglio 2014 a Chevilly-Larue, con l’intitolazione Analitico del passaggio. Incontri e Confronti con Emmanuel Falque. Questo colloquio si è tenuto sotto l’egida dell’École franciscaine de Paris (Scuola francescana di Parigi).

Il tema affrontato riguarda la questione del passaggio nell’opera di Emmanuel Falque da prospettive diverse e complementare allo stesso tempo, secondo un ritaglio che riflette i grandi assi della sua opera.

La dimensione esistenziale dell’opera: Le triduum philosophique raccoglie le sue opere personale (Le Passeur de Gethsémani; Métamorphose de la finitude*; Les Noces de l’Agneau). Finitezza e incarnazione ci colloca davanti al “chi” dell’incarnazione, che fa parte di queste domande che hanno ricevuto risposta. Chi si fece carne non è la divinità stessa (la natura divina). Non è Dio Padre, nemmeno Dio Santo Spirito, mais precisament

Dio Figlio. Dove scorre il Rubicone? tratta dei rapporti tra teologia e filosofia nella sua opera Passer le Rubicon. Passare il guado: passaggio o trasgressione?

Dispute fenomenologie affrontano il destino della storia della filosofia come un “combattimento amoroso”, che è il titolo dell’ultimo libro di Emmanuel Falque. Si tratta effettivamente di un dibattito tra i pensatori, che inizia un’autentica disputatio ancorata nella famosa “svolta teologica della fenomenologia francese”. Di fronte alla logica dello scontro tra filosofia e teologia, Emmanuel Falque invita a un vero dialogo e, allo stesso tempo, a un vero confronto tra le due discipline. Numerosi autori vengono convocati sulla scena della “fenomenologia con limite”: Jacques Derrida, Maurice Merleau-Ponty, Emmanuel Lévinas, Jean-Luc Marion, Michel Henry, Jean-Louis Chrétien, Jean-Yves Lacoste, Claude Romano, Jean Greisch.

Approcci teologici dimostrano che analogia, liturgia e pastorale devono per forza essere considerate nei loro rapporti con il corpo. Itinerari medioevali evocano i primi passi di Emmanuel Falque in filosofia e in teologia: Anselmo, Bonaventura.

*Tradotto in italiano : Metamorfosi della finitezza. Saggio sulla nascita e la risurrezione, San Paolo Edizioni, Universo teologia, 2014, 288 p.

Karl BARTH. Une anthropologie théologique (Un’antropologia teologica) 

Karl Barth (1886-1968) è uno dei maggiori autori della teologia cristiana del XX secolo. Inspirata dalla domanda “Chi è Dio?”, ci proponiamo una lettura teologale della sua opera.
Lo studio della Lettera ai Romani apre verso un’esposizione della Dogmatica pubblicata tra il 1932 e il 1968 e rimasta incompiuta. L’obbiettivo è di capire come Karl Barth è venuto a trasformare la sua visione di “Dio tutto altro” in una “cristologia coerente”, fino ad investire “l’umanità di Dio” in Gesù confessato come il Cristo. L’influenza del suo pensiero sull’opera di numerosi teologhi è assolutamente chiara: Paul Tillich, Wolfart Pannenberg, Jürgen Moltmann, Eberhard Jüngel, Hans Urs von Balthasar, Henri Bouillard e Hans Küng.
Di fronte all’attualità politica: contro la guerra del 1918, contro il nazismo nel 1933, contro la bomba atomica e l’imperialismo alla fine della sua vita. Karl Barth offre dinanzi una teologica che non resta confinata nel perimetro della dogmatica. Individuale, sociale e politica, per lui l’etica non è un’appendice della dogmatica. Interessarsi oggi al pensiero di Karl Barth ci permette di interrogare l’esistenza di oggi nelle sue dimensioni teologiche, etiche e politiche.

Morphologie du divertissement (Morfologia del divertimento) 

La trasmissione televisiva “N’oubliez pas les paroles” (Non dimenticare le parole) come nuovo paradigma.
Morphologie du divertissement è uno studio sul divertimento televisivo. La trasmissione è considerata come un racconto, con una struttura definita secondo i principi dell’analisi semiotica dei testi: struttura narrativa, schema attanziale, registro letterario. Gli strumenti stilistici presi in considerazione sono soprattutto i seguenti: l’immolazione del candidato, la salacità, il riso, gli applausi, la dominazione carismatica, la frenesia catodica, la predicazione, l’onniscienza illusoria, il disturbo, la logorrea permanente, l’esigenza di unanimità. Il divertimento televisivo ha un altro oggettivo: la diffusione, e l’indottrinamento con quella, dell’ideologia liberale-libertaria che intende ricostruire il mondo. La trasmissione “N’oubliez pas les paroles” non è studiata per se, ma come un nuovo paradigma per tutte le trasmissioni televisive: divertimento, cultura, politica, sport, giochi a premi.

La Commedia della Cronaca

La Commedia della Cronacacerca di rispondere alla domanda: “Che cos’è una cronaca?”. L’autore sviluppa il suo argomento in cinque punti: (1) la cronaca radiofonica trova il suo fondamento filosofico nella decostruzione, in particolare con Derrida e Lacan; (2) la cronaca è un’istituzione liturgica con i suoi sacerdoti, i suoi riti, il suo svolgimento, il suo vocabolario; (3) la cronaca consiste in una successione di affermazione che non sono giustificate nemmeno referenziate; per conseguenza la ragione viene bandita a favore della musicalità che è eretta come criterio di verità; (4) la cronaca sviluppa una pratica aporetica del pensiero; (5) la cronaca diffonde l’ideologia del liberalismo libertario. Quest’opera consiste in una tesa rigorosa che critica vigorosamente il mondo della comunicazione, sulla falsariga del giornale trascendentale di Maurice Clavel di cui l’autore si rivendica esplicitamente. In questo mondo regna indivisa l’ideologia dei cronisti. L’autore si applica agli atti di parola cosi come agli schemi di pensiero che governano i nostri cronisti. Questi si inscrivono nella consolidazione di regimi di post-verità che sono talmente pericolosi per la democrazia.